mercoledì 15 dicembre 2010

-Tempi moderni

Charlot, operaio alla catena, è vittima e cavia delle macchine che letteralmente lo “mangiano” e lo mandano in tilt. Perde il posto, trova lavori occasionali. Cinque anni dopo Luci della città (1931) C. Chaplin fa un film sonoro, ma non parlato (con dialoghi ridotti a borborigmi e una canzone di parole informi, cantata dallo stesso Chaplin di cui si ascolta la voce per la prima volta). Satira sociale in difesa della dignità dell'uomo contro il dominio della macchina. Almeno una mezza dozzina di scene memorabili. “... C. attaccò l'asservimento dell'uomo ai dogmi della produttività, sia nel regime del profitto sia in quello dello stakanovismo. Tempi moderni è ora più moderno che mai perché anticipa quella fede anarchica nella coppia, quella semimilitante moda “beatnik” che è sempre più emergente non soltanto tra i giovani anglosassoni, ma anche tra la gioventù dei paesi comunisti” (R. Durgnat, 1972).

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